Leggende delle Dolomiti
In questo articolo ti racconto alcune leggende delle Dolomiti, che si tramandano da tempo per raccontare la nascita delle Dolomiti, dei laghi o di altre zone. Scoprile qui sotto!
La leggenda di Re Laurino e del Rosengarten
Questa è forse la più conosciuta tra le leggende delle Dolomiti, e racconta la nascita di uno dei fenomeni più belli di queste montagne: l’enrosadira.
La leggenda narra che il re dei nani, Re Laurino, possedesse un bel giardino di rose sul Catinaccio (in tedesco “Rosengartengruppe”, che vuol dire giardino di rose). Un giorno, durante le sue esplorazioni, il principe del Latemar scoprì per caso il regno di re Laurino proprio perchè quel giardino di rose era talmente bello che si vedeva da lontano.
Quando entrò in giardino vide la figlia del re, la principessa Ladina, e si innamorò di lei.
Ma invece che farle la corte, il principe decise di rapirla per sposarla. Re Laurino, distrutto dal dolore, maledisse il suo giardino di rose, reo di aver fatto scoprire dove si trovava suo regno. La maledizione consisteva nel fatto che nessun umano avrebbe potuto più ammirarne la bellezza, né di giorno, né di notte. Re Laurino però dimenticò l’alba e il tramonto. E’ per questo motivo che alba e tramonto sono gli unici due momenti in cui i colori del giardino di rose si possono vedere sulle montagne delle Dolomiti.
Questa è sicuramente una delle mie leggende delle Dolomiti preferite, insieme a quella che racconto tra poco.

La leggenda nei Monti Pallidi
Secondo questa leggenda in tempi antichi le Dolomiti erano montagne scure, buie e piene di foreste. Sulle Dolomiti viveva un giovane principe, che sognava di visitare la Luna. Un bel giorno riuscì a realizzare il suo sogno e lì incontrò la Principessa della Luna.
I due giovani si innamorarono subito e il principe, non riuscendo a separarsi della sua amata, rimase a vivere sulla Luna. La forte luce bianca della luna però gli faceva male agli occhi e i due innamorati tornarono quindi sulla Terra.
La principessa della Luna però sulla Terra era triste perché aveva paura di quelle montagne tanto buie. Il principe non sapeva come fare per aiutare la sua amata, fino a quando si confidò con il re dei nani, che gli disse che aveva una soluzione.
In cambio chiese al principe che lui e il suo popolo potessero vivere sulle Dolomiti. Il principe accettò subito e il re gli promise che al primo plenilunio avrebbe risolto il suo problema.
La principessa era ogni giorno più triste, ma per fortuna giunse finalmente il plenilunio. Il principe quella notte vide i nani raggiungere la cima delle Dolomiti e illuminarle con tanti file di luce. Incredibilmente i nani stavano tessendo la luce della luna per formare grossi gomitoli di fili di luce argenti.
Con qui gomitoli speciali tessero una coperta di luce di luna con cui avvolsero tutte le Dolomiti, rendendole chiare come la Luna. La principessa della Luna ritrovò il sorriso e decise di rimanere sulla Terra con il suo principe, a vivere sui Monti Pallidi di Luna.

Leggenda del Lago di Carezza: leggende delle Dolomiti
Il lago di Carezza è di un bellezza incredibile, e anche dietro alla sua nascita si nasconde una leggenda delle Dolomiti.
Secondo la tradizione, nel Lago di Carezza viveva la ninfa Ondina. La ninfa era bellissima e aveva una voce che rapiva. Anche lo stregone di Masarè, che viveva sul Latemar, non potè fare a meno di innamorarsi di Ondina.
Ma ogni volta che lo stregone si avvicinava, Ondina fuggiva nel lago. Lo stregone chiese quindi aiuto alla strega Langwerda, che abitava sul Catinaccio.
Secondo questa leggenda dolomitica, la strega suggerì allo stregone di stupire la ninfa con qualcosa di meraviglioso. Gli consigliò di creare un arcobaleno gigante, che unisse Catinaccio e Latemar per finire nel lago di Carezza. Avrebbe dovuto però fare tutto questo camuffando le sue apparenze.
Lo stregone creò quindi il più bell’arcobaleno mai visto nella storia umana, ma preso dalla foga, dimenticò di camuffarsi. Ondina rimase stregata dall’arcobaleno, ma quando si avvicinò alle rive del lago, vedendo lo stregone, si accorse di essere stata presa in giro e scappò nel lago per sempre, senza essere mai più vista.
Lo stregone, disperato, infranse quindi l’arcobaleno in mille pezzi, che gettò nel lago. Sarebbero questi frammenti di arcobaleno a far risplendere di colori il Lago di Carezza, conosciuto anche come Lago dell’Arcobaleno.

La leggenda del lago di Braies: leggende dolomitiche
Anche il lago più famoso delle Dolomiti, il lago di Braies, ha un leggenda dolomitica per spiegarne la nascita.
In tempi antichi le montagne di Braies erano abitate da selvaggi, chiamati così per via del loro aspetto. Essi passavano le loro giornate alla ricerca di oro e pietre preziose, che lavoravano per sostentarsi.
Un giorno arrivarono dei pastori che cercavano pascoli per il bestiame. I pastori scoprirono le ricchezze dei selvaggi e presero a derubarli. I selvaggi difesero quindi i loro tesori con la forza, ma i selvaggi trovarono il modo di continuare a sottrarglieli. I selvaggi decisero quindi di aprire le fonti sotterranee, formando un lago che inghiottì per sempre le loro ricchezze.
Il lago divise per sempre la valle dei pastori dalle montagne dei selvaggi. Quel lago prese il nome di “Lago Selvaggio” e continua a scintillare grazie ai preziosi tesori sepolti in mezzo al lago.
La leggenda del regno dei Fanes
Questa leggenda delle Dolomiti è forse una delle più importanti e conosciute. In realtà quello del Regno dei Fanes è un racconto mitologico della tradizione ladina, messo poi per iscritto da Karl Felix Wolff.
La leggenda racconta le vicende del regno dei Fanes, un popolo mite, alleato con il popolo delle marmotte. I due popoli rimasero amici fino a quando la regina di Fanes sposò un avido re straniero.
Il re volle cambiare la marmotta che da sempre era raffigurata sullo stemma dei Fanes, con un’aquila. L’avido re addestrò poi la figlia Dolasilla, affinché diventasse un’abile e imbattibile guerriera, grazie ad un incantesimo fatto dai nani.
Sotto Dolasilla il regno dei Fanes si espanse, fino al giorno in cui la principessa incontrò il principe nemico Ey de Net. I due si innamorarono e si sposarono.
Il re sapeva però che l’invincibilità della figlia sarebbe durata solo fino al matrimonio, e così la fece cadere in un’imboscata durante una battaglia, durante la quale morì.
Il re però venne punito e fu trasformato in pietra, e il popolo Fanes si ricongiunse alle marmotte. Da allora vivono nascosti in una grotta sotterranea in attesa che suonino le trombe argentate che indicheranno al popolo la rinascita del loro regno.
Io ho visitato il canyon e le cascate di Fanes, e se questa leggenda delle Dolomiti ha un fondo di verità, il regno di Fanes doveva essere un regno dalla bellezza incredibile.
Conosci altre leggende delle Dolomiti da aggiungere a quelle che ti ho raccontato?