Due chiacchiere con Simona di Oltre le parole
Ogni tanto mi piace far due chiacchiere con degli amici blogger, oggi ho fatto qualche domanda a Simona del blog Oltre le parole. Con Simona è nata da subito una amicizia virtuale che poi in qualche modo si è trasformata anche in un’amicizia fuori dal mondo web. Sono felice di ospitarla oggi!
1. I tre paesi in cima alla tua lista dei desideri di viaggio?
Al momento direi Giappone, Russia e Brasile. Tre paesi completamente diversi l’uno dall’altro ma che mi affascinano in egual modo.
2. In quale posto del mondo ti sei sentita più a casa? In quale invece meno a tuo agio?
La prima risposta per me è davvero facile: Malaga. Ho sentito sin da subito un’appartenenza innata con questa citta’ e non a caso la chiamo il mio posto nel mondo. Sarà stata anche la consacrazione del primo viaggio in cui ho trascorso praticamente tutto il tempo con i locali e basta. Ero lì per un corso di spagnolo con un mio amico e avevamo scelto di vivere in due case separate per non rischiare di parlare in italiano. Andavamo a scuola insieme ma poi trascorrevamo quasi tutta la giornata per conto nostro. Lui da studente diligente correva a casa dopo la scuola a studiare. Io , da studentessa per niente modello, trascorrevo la giornata con la famiglia che mi ospitava. Studiavo dopo cena e anche non troppo lo devo ammettere. Eppure alla fine del corso sono uscita con quasi lo stesso suo punteggio e tutto ciò che ho imparato lo devo alla famiglia meravigliosa che mi ha ospitato. Siamo ancora molto amici sai!
Se invece dovessi pensare a un luogo che non mi ha fatto sentire troppo a mio agio dico Trinidad, la città più colorata di Cuba. Cuba è stata una sorpresa meravigliosa e tornerei anche subito. Ma a Trinidad, e solo lì questo lo specifico, ho incontrato tantissime ragazze che facevano davvero molta pressione per ricevere sapone in regalo. Chiedevano il sapone delle case particular nelle quali alloggiavamo, nulla di speciale e spesso non ho avuto problemi a darglielo. Però era fastidiosa la loro insistenza, il loro appostarsi (letteralmente) davanti le case per aspettare che qualcuno uscisse e parlargli direttamente in un orecchio fino a quando non fossero uscite le saponette. Non mi era mai capitato prima, da nessuna parte nel mondo, e mi ha messo un po’ a disagio devo ammetterlo.
3. Cosa cerchi in un viaggio?
Difficile dirlo. Per la maggior parte delle volte parto senza aspettative precise. Non cerco qualcosa di specifico, parto perché so che in un modo o nell’altro quel viaggio mi arricchirà, mi renderà una persona migliore aprendo i miei orizzonti a culture e tradizioni diverse. Spesso non mi accorgo neppure immediatamente quanto un viaggio mi abbia cambiata, ma solo con il tempo riesco a farci caso. Oppure addirittura non me ne accorgo proprio. Un viaggio non lascia sempre segni chiari e definiti, segni che possono essere letti e interpretati come una tabellina. Ci sono doni che restano dentro e che magari neppure noi stessi capiremo mai fino in fondo.
4. Raccontaci un aneddoto successo durante un viaggio che per te è stato particolarmente emozionante.
Se penso alle emozioni uno dei primi ricordi è sicuramente la scalata dell’Adam’s Peak in Sri Lanka. Non sono mai stata una persona religiosa e tantomeno atletica. Eppure c’era in quella scalata, che poi alla fine è un pellegrinaggio, qualcosa che mi attirava sin dal principio. Non credevo che arrivare in cima avrebbe smosso così tanto dentro di me. È stato emozionante soprattutto vedere tutte le persone che salivano verso la cima facendo il percorso in piena notte. Parliamo di pochi turisti e tantissimi locali. Ma soprattutto tantissime persone anziane e malati. Non è stata una scalata semplice, anzi è stata davvero molto stancante, eppure la loro religione li spingeva a tenere duro e arrivare fino alla vetta. Per me è davvero difficilissimo da spiegare a parole, è una di quelle che situazioni in cui veramente mi rendo conto che nome più’ azzeccato per il mio blog non avrei potuto scegliere. A volte veramente si deve solo andare oltre le parole per capirne veramente il significato. Non dimenticherò mai quella scalata!
5. C’è un viaggio che per te è stato una rivelazione, che ti ha aperto gli occhi in qualche modo?
Cuba sicuramente. Sono partita con l’unico desiderio di vedere Cuba prima dell’arrivo degli americani. Ci ha pensato poi Trump a dare più’ tempo a tutti in questo senso. Ma io all’epoca non lo sapevo e sinceramente non lo avrei neppure mai immaginato. Sono partita con pochissime aspettative e sono finita con l’innamorarmi di un paese che veramente si accontenta di poco e riesce a sorridere sempre. No, non è una frase fatta, non è uno dei soliti cliché’ e solo chi ci è stato può’ capirlo veramente!
6. Hai iniziato a comportarti in modo diverso nella tua vita quotidiana dopo quel viaggio?
Probabilmente sì, ma io non ci faccio caso. Sono gli altri a farmelo notare. Mi fanno notare quanto sia più’ rispettosa dell’ambiente, quanto cerchi di sorridere di più e di lamentarmi di meno, di quanto adesso sia molto più propensa ad assaggiare anche cibi diversi senza timore.E soprattutto quanto sia diventata una persona molto più’ solare. Di mio un po’ già’ lo ero ma da quando ho cominciato a viaggiare questo tratto di me è aumentato in maniera esponenziale.
7. Qual è il tuo stile di viaggio adesso? E’ cambiato il tuo modo di viaggiare rispetto a prima?
Ho iniziato a viaggiare veramente da non troppi anni. All’inizio ero la classica viaggiatrice tutta appunti, taccuini e valigie giganti. Nel tempo ho sicuramente ridotto il quantitativo di cose che porto con me (il record l’ho raggiunto a Malaga l’ultima volta. Un solo bagaglio a mano per 3 settimane di viaggio!) e ho capito quanto lasciarsi andare e seguire l’istinto possa a volte essere più importante di vedere tutti i musei i o tutti i monumenti di un luogo. Prima il viaggio lo vedevo come una corsa contro il tempo per fare e vedere il più possibile. Adesso invece lo assaporo. In fondo c’è sempre la possibilità di ritornare per vedere anche il resto no?
8. Cosa ti auguri per il tuo futuro da viaggiatrice?
Accipicchia questa è una domanda difficile. Credevo di essermela cavata fin qui ma ecco il tasto dolente. La verità è che non so cosa augurarmi. Probabilmente il desiderio più ovvio sarebbe quello di riuscire a vedere più mondo possibile. Ma in fondo forse mi auguro semplicemente di non perdere mai l’entusiasmo della scoperta. Che sia piccola oppure grande, che sia un paese mai visitato oppure uno già amato, mi auguro di avere gli occhi e l’animo sempre colmi della gioia del viaggio. È al viaggio che devo molto, è a lui che devo la persona che sono oggi e sono certa che la me del domani sarà una Simona ancora migliore.
Grazie Simona! Su Cuba non posso che essere d’accordo, è un paese che ti rimane nel sangue e anche se ci sono stata ormai 20 anni fa la voglia di tornare mi rimane sempre forte. Anche io ho vissuto questa cosa dell’elemosina con sapone e medicine. Una osa un po’ particolare, non c’è che dire…
Spero che vi siano piaciute le due chiacchiere fatte con Simona, andate trovarla sul suo blog, è davvero molto carino!
Alla prossima intervista!
Che bella chiacchierata ne è venuta fuori Bea! Come sai non sono molto brava a stare dall’altra parte del muro, di solito sono io a fare le domande agli altri ma stavolta mi sono divertita un sacco. Grazie per avermi dedicato questo spazio. Sono molto felice di averti incontrata sia virtualmente che dal vivo e spero presto ci siano altre occasioni per fare due chiacchiere! 🙂 Un abbraccio!
Sicuramente ce ne saranno! E chiaramente l’invito di fare un giro qui al Nord è sempre valido 🙂 così posso farti vedere qualcosa che non hai mai visto.